Tracce di cannabis trovate in ossa umane risalenti al XVII secolo sotto un ospedale italiano

Tracce di cannabis trovate in ossa umane risalenti al XVII secolo sotto un ospedale italiano

Un osso che contiene tracce di cannabis è il femore.

Gli scienziati forensi del Laboratorio di Antropologia e Odontoiatria Forense dell’Università degli Studi di Milano hanno fatto una scoperta rivoluzionaria: tracce di cannabis sono state trovate in ossa umane sepolte vicino all’Ospedale Maggiore nel XVII secolo. Questa è la prima volta che la cannabis viene scoperta in resti umani archeologici.

Gli scienziati hanno analizzato campioni di nove diversi scheletri, due dei quali sono risultati positivi all’uso di cannabis. Le ossa appartengono a una donna sulla cinquantina e a un adolescente. La presenza di cannabis nelle loro ossa indica che usavano la droga per scopi ricreativi o medici.

La cannabis è stata utilizzata per secoli per le sue proprietà psicoattive e terapeutiche. Nel XVII secolo, la cannabis era un trattamento popolare per una varietà di disturbi, tra cui dolore, ansia ed epilessia. È anche possibile che le due persone coinvolte in questo studio usassero la cannabis a scopo ricreativo.

Questa scoperta è importante perché fornisce nuove prove dell’uso passato di cannabis. Ciò suggerisce inoltre che la cannabis potrebbe essere stata utilizzata più ampiamente in Europa di quanto si pensasse in precedenza.

Lo studio è stato pubblicato nel numero di dicembre della rivista Giornale di scienze archeologiche. L’autrice principale dello studio è Gaia Giordano, biologa e dottoranda presso l’Università degli Studi di Milano.

In questo articolo abbiamo presentato i dati ottenuti dalle indagini tossicologiche su campioni di ossa lunghe raccolti da pazienti deceduti presso l’Ospedale Ca’ Granda, uno degli ospedali più importanti d’Europa nel XVII secolo, scrivono gli autori dell’articolo.

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“Le analisi tossicologiche condotte su campioni ossei hanno rivelato la presenza di cannabis nei campioni di coscia di due individui (22% del totale dei campioni ossei analizzati).”

Secondo i ricercatori, i dati analitici ottenuti gettano nuova luce sulle abitudini della popolazione indagata, indicando un’esposizione alla pianta nella città di Milano in epoca moderna, forse per scopi ricreativi date le fonti scritte, nonostante l’automedicazione, l’attività lavorativa o esposizione accidentale, o somministrazione da parte di terapisti che non esercitano alla Ca’ Granda sono possibilità alternative che non possono essere escluse.

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