Nel 1980 un terremoto distrusse una città italiana e ne rivelò un’altra

Nel 1980 un terremoto distrusse una città italiana e ne rivelò un’altra

La storia di Konza oltre mille anni Della Campania, una cittadina dell’Appennino meridionale d’Italia, è stata interrotta dal terremoto del 23 novembre 1980. Il terremoto di magnitudo 6,9 ha ucciso 2.914 persone, di cui 184 nella sola Konza. Se oggi si andasse a Conza della Campania, sarebbe in un luogo diverso, una nuova città di ville moderne, con grandi incroci e una pianta regolare. Molte altre città furono ricostruite dopo quel disastro, dove si trovavano in precedenza. Ma non Konza: si è mosso a causa dei danni rivelati dal terremoto.

Su una collina che domina la città moderna si trovano le rovine originali di Konza. È un luogo unico, anche per gli standard italiani, dove ogni progetto di sviluppo si manifesta in secoli di storia. A Konza, le rovine di 41 anni fa convivono con un’antica città romana, Compsa, nascosta sotto case, cantine e strade fino a quando i bulldozer hanno scavato per rimuovere le macerie dopo il terremoto. Come sito archeologico, ha strati – comprese tutte le età tra antico e moderno – ma l’esperienza di esserci sembra appiattire secoli di storia, quindi sembrano essere tutti nello stesso posto nello stesso momento.

Nel Parco Archeologico di Conza della Campania, la cattedrale e il foro sono a destra. Sebbene gli altri monumenti sembrino vecchi, risalgono agli anni ’80. Per gentile concessione della Pro Loco Compsa

“L’immagine della città antica sembra essere stata preservata come modello sotto il tessuto urbano che si è lentamente formato nelle epoche successive”, ha scritto per la sua tesi di dottorato Vincenzo di Giovanni, archeologo e responsabile della campagna di scavi del 1997 a Conza. Compsa, abitata fin dal VI secolo aC, era particolarmente ostile ai romani, così quando la occuparono decisero di “romanizzare” la città aggiungendo un foro, un anfiteatro e delle terme. La Compsa divenne una versione in miniatura della stessa Roma, “un riflesso del potere e dell’ordine romani, ma soprattutto un riflesso della sua capacità di civiltà e amministrazione”, scrisse Di Giovanni.

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La Piazza del Foro è il manufatto romano meglio conservato: un tappeto di lastre calcaree, vari rilievi e bassorilievi, le basi di due templi, forse uno dei quali dedicato a Venere. Ma nulla di tutto ciò era visibile fino alla fine del 1980 e non sarebbe stato visto se non fosse stato per il disastro.

Il Foro della Compsa fu una piazza fino all’inizio del Medioevo, quando gli abitanti iniziarono a costruirvi sopra. Per diversi secoli ebbe case, insieme a una piazza più piccola, e parte del lato est fu occupata dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta, crollata quasi completamente durante il terremoto e parzialmente restaurata. Il forum è stato un po’ dimenticato, anche se occasionalmente si sono intravisti accenni di qualcosa di vecchio.

Luigi Lariccia, 70 anni, che appare qui tra le rovine della restaurata cattedrale di Santa Maria del Assunta, ha condotto diversi studi sulle origini romane della città.
Luigi Lariccia, 70 anni, che appare qui tra le rovine della restaurata cattedrale di Santa Maria del Assunta, ha condotto diversi studi sulle origini romane della città. Federico Formica

Nato e vissuto da sempre a Conza, Luigi Lariccia è un professore in pensione di latino e greco. Indica una porzione del canale di scolo accanto al vecchio foro: “Questo era il seminterrato di una casa. Nel 1930 l’archeologo Italo Sgobo visitò questo seminterrato e guardò questo canale di scolo. Quindi pensò che potesse esserci un Foro Romano .” Infatti alcune delle volte poggiavano direttamente su pavimentazione marmorea romana. «Queste strutture non avevano fondamenta, il che spiega perché non hanno resistito al minimo terremoto», racconta Clemente Faris, 21 anni il giorno del terremoto ed ex presidente della Pro Loco Compsa, associazione che promuove il turismo locale.

Lariccia aveva vissuto a Conza per 29 anni prima di quella sera del novembre 1980, quando perse la casa – e tanti amici e tanti parenti. Ora sta guardando a una certa distanza i resti romani scoperti dal terremoto. “Col tempo, ho capito che l’emotività doveva essere messa da parte”, dice. “Preferisco essere separato quando parlo di Konza. Non voglio parlare di ciò che abbiamo perso ma di ciò che ha riscoperto. Oggi la nostra vita, la nostra realtà, è lì” nel nuovo villaggio sottostante.

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Oggi si svela il Compsa Forum, ed entrarci è come essere due volte contemporaneamente. Circa 10 piedi sopra il Foro, dove si trovava il livello stradale degli anni ’80, si possono vedere le facciate di alcune delle pochissime case sopravvissute al terremoto. Sopra ci sono persiane in legno aperte, sotto il piedistallo c’è un’iscrizione dedicata all’imperatore Costantino I.

Nuova Konza può essere vista dalle rovine delle colline originali.
Nuova Konza può essere vista dalle rovine delle colline originali. Federico Formica

Tra il livello romano e il livello moderno si trovano frammenti di mura medievali, marmi e pietre romani riutilizzati nelle fondamenta di edifici successivi, tra cui la cattedrale. Era stato distrutto da terremoti due volte prima, nel 990 e nel 1732, e la gente di Konza lo ricostruiva sempre. Dopo che la città fu abbandonata per sempre, gli scavi archeologici sotto l’edificio della chiesa hanno rivelato vari strati: la tomba dei Longobardi (del popolo germanico che governò l’Italia nel VII secolo), diverse altre tombe e più di 150 scheletri. Nel luogo in cui il campanile crollò nel 1980, gli archeologi fecero una delle scoperte più importanti: un rilievo, in ottime condizioni, che fungeva da Porta Urbeca, o il portale per accedere al forum. Nel 1680, per risparmiare tempo e fatica, fu spostata la porta della città e poi utilizzata alla base del campanile.

Tra le rovine romane e medievali, ci sono altri luoghi che ricordano le rovine di Pompei: le mura che circondano le case e gli edifici alti solo pochi metri ne sono tutto ciò che ne resta. Ma guarda da vicino e vedrai le piastrelle moderne della cucina e del bagno, e Lariccia ricorda esattamente chi ci abitò solo pochi decenni fa.

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